Per migliorare la nostra scuola

Lo scorso 2 settembre sono state lan­ciate due iniziative popolari che chiedo­no di investire nella formazione. La pri­ma iniziativa intitolata «Rafforziamo la scuola media – Per il futuro dei nostri giovani» vuole migliorare la scuola me­dia grazie all’introduzione di alcune mi­sure concrete che possano apportare quei cambiamenti necessari all’adegua­mento della legge alle attuali strutture sociali. In particolare, si chiede una ri­duzione a 20 del numero massimo di al­lievi per classe per garantire un miglio­re apprendimento a tutti i ragazzi. In que­sto senso, si vogliono anche favorire dei curricoli scolastici relativamente flessi­bili: da una parte per chi ha più difficol­tà nel raggiungere gli obiettivi formativi, dall’altra per quegli allievi scolasticamen­te più portati e con un ritmo di lavoro più sostenuto.
Inoltre, per rispondere meglio ai bisogni di molte famiglie, si chiede la generaliz­zazione delle mense e dei doposcuola in tutto il territorio; non da ultimo bisogna tener conto dell’importante opportuni­tà di interazione tra i ragazzi all’interno di queste strutture parascolastiche, uno scambio socialmente formativo che non va assolutamente banalizzato.
Vi sono poi diverse misure collaterali vol­te a migliorare la scuola a livello orga­nizzativo, ad esempio sul piano del­l’orientamento scolastico per potenzia­re il servizio, oppure per assicurare il per­sonale necessario nelle sedi, o ancora per favorire l’accesso agli spazi scolasti­ci a disposizione dei giovani.
In altre parole, quest’iniziativa rappre­senta un vero e proprio investimento per il futuro scolastico dei ragazzi nell’ulti­ma fase della scuola dell’obbligo. È es­senziale quindi il sostegno di tutte quel­le persone che credono nei giovani, che vedono nelle nuove generazioni il futu­ro della nostra società e che di conse­guenza non vogliono rinunciare alla ga­ranzia di strutture formative valide, so­lide ed efficienti.
Per offrire una formazione di qualità vie­ne proposta anche una seconda inizia­tiva che riguarda il settore universitario. In questo caso si vuole migliorare la leg­ge sull’Università della Svizzera italiana (USI), sulla Scuola universitaria profes­sionale della Svizzera italiana (SUPSI) e sugli istituti di ricerca «Per un settore universitario ancorato al territorio e con condizioni di lavoro adeguate».
Si chiede di favorire il dialogo tra il mon­do accademico e il territorio nel quale esso è inserito per ottimizzare la colla­borazione tra le strutture universitarie e gli organi culturali e socioeconomici esi­stenti. Si vuole assicurare un’adeguata presenza di personale qualificato che sia attento alla realtà nella quale esso ope­ra. Inoltre, la possibilità di introdurre un contratto collettivo di lavoro in questo ambito permetterebbe a tutto il perso­nale di avere maggior chiarezza e traspa­renza riguardo alle assunzioni; la parte­cipazione alla gestione e allo sviluppo delle strutture universitarie sarebbe as­sicurata e si potrebbero porre dei limiti anche alla situazione di dumping sala­riale che si aggrava in modo preoccu­pante.
Riassumendo, tutte queste richieste so­no volte a ottenere condizioni di lavoro più adeguate, come già capita in altre università democratiche.
Mi rivolgo quindi a chiunque abbia a cuore la formazione e che in essa vede il mezzo per promuovere una società mi­gliore: aiutiamo la nostra scuola a co­struire il futuro!

Articolo Corriere del Ticino, 17 ottobre 2011
di Valentina Poretti, VPOD Bellinzona