Docenti insultati e allievi impuniti

«Vaff. e non rompermi i c.» ha gridato nell’atrio della scuola, circa un mese fa, un allievo di quarta a un mio collega, in presenza di un altro docente. Misure pre­se dall’ istituto scolastico: colloquio con la mamma, non il giorno stesso perché la signora, quel giovedì, era occupata, e altrettanto lo era il giorno seguente, quin­di solo il lunedì successivo. A casa per giorni uno l’allievo. Dopodiché la cosa è finita lì. Anzi no. C’è la possibilità che al­la fine dell’anno l’allievo riceva un tre in condotta, ma si dovrà ancora vedere. Al­la mia proposta, formulata alcuni giorni fa durante il plenum dei docenti, di vo­tare che l’energumeno venga espulso dal­la scuola, il direttore ci ha fatto notare, che qualunque fosse la nostra opinione, una decisione in tale senso sarebbe sta­ta irricevibile… Cari ragazzi, se ci consi­derate per quello che ci considerate, e ci mandate dove ci mandate, sappiate che fate bene. Ce lo meritiamo. Chiara è inol­tre la prognosi: sempre più la scuola pub­blica sarà lasciata in pasto alla spazzatu­ra, allievi e docenti compresi, mentre gli allievi degni di questo nome si indirizze­ranno verso la scuola privata e noi do­centi lasciati alla mercè degli strozzini che la dirigono. Potremo allora congra­tularci vicendevolmente.

Articolo Corriere del Ticino, 6 ottobre 2011
di Marco Neri, Breganzona


Parola ai docenti: escono storie preoccupanti di allievi che alle medie si comportano da veri «bulli». Episodi isolati ma che obbligano gli insegnanti a fare la ronda. Chi ruba e chi riga le auto con le chiavi

Quelle che vi raccontiamo sono sto­rie vere, accadute e che accadono in qualche sede di scuola media del Can­tone: protagonisti sono gli studenti da una parte e gli insegnanti dall’altra. I primi, fortunatamente una minoran­za, entrano in scena prepotentemen­te con atteggiamenti che vanno ben oltre, a volte, la vivacità tipica della lo­ro età. Episodi in cui la violenza entra di forza, unita ad atteggiamenti che potrebbero trovare un nome preciso se i nominativi dei responsabili venis­sero a conoscenza della Magistratura dei minorenni. Scene di vita non sco­lastica raccontateci da docenti in cui fanno capolino pure la canapa e l’abu­so di sostanze alcoliche ed energeti­che (queste ultime utili solo se prese con moderazione). Dall’altra parte, in­vece, ci sono i docenti, impegnati quo­tidianamente affinché la vita in classe (e fuori) proceda regolarmente. Pron­ti ad intervenire a sedare liti, ad evita­re sparizioni di oggetti dagli zaini, dan­neggiamenti o la circolazione di cana­pa. Insegnanti che non esitano a for­mare ronde per vigilare anche sui com­portamenti degli allievi durante gli in­tervalli e al termine delle lezioni.
E poi ci sono loro, alcuni ex studenti che non di rado tornano a bazzicare nei pressi delle scuole. Non è una rim­patriata: spesso stazionano in zona per piazzare qualche dose di canapa. E i docenti che non vogliono assistere im­potenti davanti a questi preoccupan­ti quadri fanno gli «straordinari». Ogni tanto, è accaduto in passato, che di certi episodi si sono occupate la Poli­zia e la Magistratura dei minorenni. Quelli che segnaliamo sono recenti. La polizia territoriale, con le sue «an­tenne», vigila, pronta ad intervenire. E a volte lo fa a scopo preventivo.
Fino a qualche anno fa, racconta un do­cente, le risse fra allievi, specialmente in alcune sedi di scuola media cono­sciute per essere problematiche (dove si accolgono anche allievi provenienti da foyer e istituti, con situazioni fami­liari difficili), si verificavano ogni setti­mana. «Ora la situazione è migliorata, e molto, anche se non si può dire che il fenomeno sia superato. Di recente, c’è stata una violenta zuffa in una scuola media del Luganese». La scena che gli insegnanti si trovano davanti è sempre la stessa: sul piazzale, durante l’inter­vallo o dopo la scuola, due allievi si pic­chiano e attorno a loro, i compagni, in cerchio, fanno il tifo per l’uno o per l’al­tro. Quasi fosse un ring. «Non escludo che in quel momento qualcuno stesse filmando i due avversari con il telefo­nino. Sono sicuro che lo fanno». Diver­se le sedi che da tempo sono corse ai ri­pari, incaricando, a turno, due o tre do­centi di controllare ognuno una zona del piazzale scolastico. «Così da essere pronti ad intervenire per separare chi dovesse picchiarsi, prima che si ritrovi con un dente rotto».
Ma le risse non sono l’unica fonte di preoccupazione. Il consumo di cana­pa o di alcolici non può essere esclu­so fuori dal perimetro scolastico, ma a colpire i docenti è il consumo pale­se di bevande «eccitanti»: «Ci sono al­lievi che nel tempo libero, al campet­to di calcio o in strada, portano diver­se lattine di energy drink. Non è bir­ra, è vero. Ma queste sostanze, più fa­cili per loro da ottenere in commer­cio, di sicuro non aiutano a calmare gli animi. Il loro consumo da parte di adolescenti di scuola media è un pro­blema che non va sottovalutato. Fra i docenti la questione è nota: a scuola gli allievi non possono bere queste be­vande e si controlla che non lo faccia­no». Non mancano poi furti e tentati­vi di danneggiamento, lo sanno bene docenti e bidelli.
Atti vandalici che vanno dalla riga di chiave sulla portiera dell’auto, al taglio di tende esterne (quando ci sono) al­le finestre delle scuole, fino all’imbrat­tamento di muri e gabinetti. «I danni ci sono, specie alle Medie. Il proble­ma, però, è più esterno alla scuola. Ca­pita che i vandalismi siano commes­si durante la notte, e qui si sospetta (ed a volte si è appurato) che siano so­prattutto ex allievi, i quali tornano sul luogo dove per anni “hanno dovuto penare’ nello studio, forse per una sor­ta di vendetta. Giovani che non fre­quentano più la scuola e che per que­sto si sentono “più sicuri”: il giorno dopo, se dovessero essere scoperti, non dovrebbero rendere conto dei loro at­ti al direttore come allievi rischiando, magari, di essere sospesi».

Corriere del Ticino, 6 ottobre 2011
di Romina Lara e Emanuele Gagliardi