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La giusta scelta dell’apprendistato

4 novembre 2011

Recentemente, su mandato della Divi­sione della forma­zione professionale del DECS, è stato presentato un im­portante studio, a cura di Oreste Alli­di, sul fenomeno dello scioglimento dei contratti di tiro­cinio durante il periodo di formazione. Un fenomeno esteso quello dello sciogli­mento che, anche se, magra consolazio­ne, attesta la situazione ticinese come in linea con quanto accade nelle altre re­gioni della Svizzera, è rilevante e sicu­ramente preoccupante in una logica di scelta di base per un percorso professio­nale solido e che implica indubbiamen­te importanti ricadute, individuali e col­lettive, sull’intero sistema formativo pro­fessionale.
Questo fenomeno interessa infatti an­nualmente circa un sesto degli appren­disti che sottoscrivono un contratto di ti­rocinio in azienda. Lo studio riferito al­l’anno scolastico 2008-2009 ci dice che gli scioglimenti sono stati 794 su 4.684. Chi ben conosce l’impegno e la comples­sità di un iter di inserimento professio­nale, non può non percepire come, oltre alle importanti vicissitudine individua­li spesso in grado di minare anche equi­libri di autostima personale che coinvol­gono gli ambiti famigliari e sociali dei giovani, esiste in questo fenomeno un ca­rico collettivo anche finanziario molto elevato per tutto il sistema formativo e sociale.
Ed è questo forse l’elemento più signi­ficativo che lo studio porta con sé qua­le dote alla riflessione generale per chi giornalmente si occupa di formazione professionale. Il fenomeno importan­te era intuitivamente noto, ma ora il dato è manifestamente raccontato ed impone una serie di conseguenti rifles­sioni.
Un ragazzo su sei, dei fortunati che rie­scono a sottoscrivere un contratto di ti­rocinio, durante il suo percorso (preva­lentemente durante il primo anno di ap­prendistato) è confrontato con uno scio­glimento del contratto di formazione. I motivi e le cause sono molteplici e lo stu­dio ben ne tratteggia i fattori di rischio facendo emergere soprattutto aspetti re­lazionali nel contesto aziendale (relazio­ne tra colleghi e con il formatore in azien­da) e aspetti di trasmissione del sapere o elementi determinanti che favorisco­no situazioni che portano allo sciogli­mento.
Eppure lo studio, nonostante un impo­stazione generale che focalizza esclusi­vamente l’attenzione sui dati emersi dai giovani, mette in luce alcune interessan­ti constatazioni che dovrebbero far riflet­tere non solo gli addetti ai lavori, ma an­che le famiglie che di gran lunga resta­no gli attori principali nella ricerca di un posto di apprendistato per i propri figli. La scelta anticipata, e costruita nel tempo, difficilmente si rileva sbagliata, la riuscita scolastica durante l’appren­distato è poco determinante quale cau­sa dello scioglimento così come le con­dizioni di lavoro (percepite come gravo­se per taluni professioni). Ecco quindi tratteggiati alcuni elementi determinan­ti per riorientare azioni di miglioramen­to in quest’ambito: – le azioni e tutte le attività che svilup­pino un orientamento professionale pre­coce e maturo si rivelano essere un ele­mento strategico determinante per far crescere la sensazione di un scelta giu­sta. Pertanto appare chiara l’esigenza di una maggiore professionalizzazione del processo d’orientamento facendo capo a chi le professioni, il mercato e le logiche aziendali ben le conosce; – un maggior lavoro formativo sulla so­lidità dei ragazzi al termine della scuo­la dell’obbligo. Non esclusivamente per quanto concerne le competenze didatti­che, ma soprattutto nel rafforzamento della struttura individuale dei nostri gio­vani (capacità di relazionarsi in conte­sti nuovi e diversi); – la focalizzazione di risorse ed attenzio­ne al processo formativo in azienda, sup­portando le imprese sempre più grava­te da compiti di formazione nuovi con incentivi e accompagnamenti tutti da ri­definire e ridisegnare nei diversi conte­sti professionali; – attuare azioni ad impatto culturale della percezione del lavoro, e delle sue componenti anche fisiche che sono par­te qualificante ed integrante di molte­plici professioni, come un valore posi­tivo proprio, ricordandosi come la per­cezione negativa verso professioni ar­tigianali (a maggior carico fisico) sia praticamente irrilevante e non correla­bile al fenomeno di scelte professiona­li sbagliate. Insomma da un generico «ai nostri ragazzi manca un orienta­mento professionale efficace» ad un sal­to di qualità incisivo di tutto il sistema formativo prima, scuola dell’obbligo, e lavorativo poi come accompagnamen­to all’introduzione dei giovani nel mon­do del lavoro. Perché, sia che il fenome­no lo si guardi attraverso gli occhi dei nostri giovani e delle loro famiglie, sia che si ascolti l’importante voce delle re­altà imprenditoriali, non vi è dubbio che anche attraverso l’attenuazione di questo fenomeno si giochi una fetta im­portante del futuro lavorativo dei nostri giovani.

Articolo Corriere del Ticino, 7 giugno 2011
di Paolo Ortelli, direttore del Centro di formazione professionale SSIC-TI

Posted in Orientamento scolastico e professionale, Rapporto tra scuola e società | Tagged allievo, educazione, formazione, genitore, insegnamento, istituzione, rapporto, scuola, società, studente | Lascia una Risposta

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