Scuola: si cambino libro e autori!

La direttrice del Dipartimento formazione e apprendimento (Dfa) ha dunque – e finalmente, aggiungo – lanciato la spugna.

Non conosciamo – per rimanere in metafora pugilistica – chi dei suoi secondi abbia deciso dall’angolo di (far) lanciare il classico asciugamani anche perché per la verità rare volte l’abbiamo vista de facto combattere pubblicamente sul ring della scuola reale e quindi – da spettatori comunque interessati – poco sapevamo e sappiamo sul vero valore del suo pugno. E se lo stesso doveva essere giudicato da attendibili frequentatori della “palestra dfa”, più di qualche dubbio affiorava sulle di lei possibilità di mettere eventualmente al e sul tappeto talune problematiche.
Problematiche che da troppi anni ormai assillano l’iter formativo dei nostri futuri docenti oltre che il costante aggiornamento di chi da tempo ormai è – spesso solo e disarmato – al fronte.

Dopo il passaggio da Asp a Dfa e quindi da Decs a Supsi – e non è certo stato mero passaggio di cosmesi o di sigle – il malessere, per altro già presente, è subito apparso evidente e imbarazzante. Prova ne sia anzitutto il fuggi-fuggi di un corposo numero di eccellenti formatori, marcatamente a disagio di fronte a una palese carenza di chiare, percorribili e credibili linee direttive e operative. E tutto questo nella più importante “palestra formativa” del Cantone. E chi le palestre, sportive e non, le frequenta ben ci conferma che il rendimento risulta essere doppio se ci si va con piacere e convinti che – anche soffrendo – si otterranno buoni e visibili risultati.

Ma vi è una condizione imprescindibile che permette in ogni ambito di essere vincenti: conoscere molto bene la realtà nella quale ci si dovrà muovere. Altrimenti detto – se si esclude la classica novità iniziale – i “paracadutati” raramente riescono ad avere successo se oltretutto non hanno modestia e acume nel circondarsi di capaci collaboratori – cosa nello specifico in parte anche fatta – ma che poi vanno apprezzati, ascoltati, supportati e, se necessario, difesi.

Archiviato dunque il (salutare) ko, bisogna però ora guardare assolutamente e positivamente avanti! Rendersi conto che il percorso formativo così come oggi è concepito e programmato necessita soprattutto per il settore medio e medio superiore di ampie rivisitazioni.

Si torni in fretta anzitutto alla formazione totalmente “en emploi” dove chi sceglie – laureato – di diventare uomo di scuola vede, sente, percepisce (in tutti i sensi) e vive subito la “scuola vera”. Con una cornice pedagogico-didattica e di specifica materia, certo, datagli a supporto (anche) da specialisti di un Dfa dove però chi vi opera ha a sua volta una puntuale e totale conoscenza della scuola che sta “vendendo”. E oggi non è sempre così, anzi!

In questi ultimi anni, va pure detto forte, si sono fatti in più ambiti del mondo scuola – formazione professionale, servizio di orientamento, sistema bibliotecario, sostegno pedagogico… – importanti, qualificanti e vincenti passi avanti. Marciare sul posto o peggio regredire per volere cocciutamente percorrere altre vie in un ambito determinante come quello della formazione del corpo docenti sarebbe imperdonabile.

E il momento del vero cambiamento, con pure Harmos alle porte, è dunque ancor più imperdibile. Non si volti dunque semplicemente, come spesso già fatto per pateticamente imbonire, la solita pagina. Si cambino invece con convinzione libro e, dove necessario, autori!

Articolo La Regione, L’ospite, 8 novembre 2011
di Franco Lazzarotto